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CHECK-UP MEZZOGIORNO: CON LA CRISI PERSI 24 MLD DI PIL 

28 dicembre 2012

CHECK-UP  MEZZOGIORNO;  CONFINDUSTRIA - SRM: CON LA CRISI PERSI 24 MLD  DI PIL

Necessario concentrare risorse su impresa, lavoro e condizioni di vita

L'economia  del Mezzogiorno è ancora nel  mezzo della “tempesta perfetta” e i  principali indicatori sono ancora ben al di sotto dei livelli pre-crisi. Secondo i dati del Check-up Mezzogiorno pubblicato da Confindustria e SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, tra il  2007 e il 2011 il PIL del Mezzogiorno, in termini reali, ha subito una riduzione  di  quasi  24  miliardi  di euro (-6,8%); più di 16 mila imprese hanno  cessato di esistere (0,9 % del totale imprese del Sud) sebbene siano aumentate  le società di capitali (+7.400 solo nell'ultimo anno).  l numero di  occupati  si  è  ridotto   di circa 330 mila unità (quasi la metà della riduzione   ha   interessato   la  sola  Campania)  e  il  tasso  medio  di disoccupazione  dei primi due trimestri nel 2012 è salito al 17,4% rispetto al  13,6%  registrato  nello  stesso  periodo  del  2011, anche per effetto dell'aumento delle persone in cerca di lavoro.

Il  principale  segnale positivo viene dall'export, l’unica variabile che è tornata  al  di  sopra  dei  valori  pre-crisi:  dal primo semestre 2011 al secondo  semestre  2012  le esportazioni nel Mezzogiorno sono aumentate del 7%, il doppio del Centro-Nord.  Il  persistere  della  crisi  è  causa  e  effetto  del  forte  calo  degli investimenti   pubblici e privati. La spesa in conto capitale si è ridotta, dal  2007  al  2011  di circa 7 miliardi di euro. Nello stesso periodo, gli Investimenti  Fissi  Lordi  nel  2011  sono diminuiti di 8 miliardi di euro (-11,5%)  e  particolarmente rilevante è stata la caduta degli investimenti nelle costruzioni (- 42,5%) e nell'industria in senso stretto (- 27,8%). La quota   di   imprese   manifatturiere   che   hanno   investito   è  andata progressivamente calando, dal 37,4% nel 2008 al 23,6% nel 2011.  Il  calo  dell’occupazione  e  le  crescenti  difficoltà  economiche  delle famiglie  stanno  determinando una vera “emorragia di capitale umano”. Sono sempre  di più, infatti, quelli che decidono di lasciare il Mezzogiorno per andare  a  vivere  nel  Centro-Nord  o all’estero (110 mila nel solo 2010). Peraltro  il  Mezzogiorno   non  utilizza gran parte del capitale umano che resta  sul  territorio: i giovani con età compresa tra 15 e 24 anni che non studiano  o  non  lavorano nel Mezzogiorno rappresentano il 33% del totale, contro il 25% registrato in Italia. 

Questi   dati   indicano  che   è   necessario  non  disperdere  risorse  e concentrare  gli  interventi  per  il Sud su tre direttrici: in primo luogo l’impresa,  per  favorire la ripresa degli investimenti, il superamento del limite dimensionale, l’export, e l’innovazione; in secondo luogo il lavoro, con l’adozione di misure urgenti per frenare l’emorragia di capitale umano; e  in  terzo luogo, le condizioni di vita dei cittadini del Mezzogiorno. La ripresa  passa  necessariamente dalla costruzione delle condizioni affinché nel  Mezzogiorno  si  possa restare e vivere bene. In quest'ottica il pieno utilizzo delle risorse europee è decisivo. Con il Piano d’Azione Coesione è stata   posta   una   base  importante  per  migliorare  l'efficacia  degli interventi,  ed  è  fondamentale che tali risorse entrino al più presto nel circuito  economico  per  sostenere investimenti e occupazione.  La ripresa dell'intero Paese è legata a doppio filo alla capacità di reazione del Sud.

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